POLITICAPP | 17 marzo 2017

Scenari di pentapolarizzazione

Lo scenario pentapolare che si prepara

Verso quali scenari politici sta transitando il Paese? Quali sono le nuove dimensioni politiche che, nel fluire dei processi di separazione, aggregazione, ricomposizione e scomposizione  in atto, stanno prendendo piede?
Oggi possiamo solo iniziare a osservare alcune dinamiche, provando a ricostruire, faticosamente, la mappa mentale del sentire politico degli elettori e facendo i conti con una situazione ancora in divenire, avvolta da diverse incognite e nebulose.
Una prima precisazione va fatta: stiamo parlando del 59% del corpo elettorale, perché il restante 41% naviga ancora nel buio, con un 15% indeciso su che fare e il restante 26% già orientato a non andare a votare (salvo ripensamenti dell’ultima ora).
Lo scenario che prende corpo, quindi, è fragile nella sua dimensione elettorale e come tale non va trattato come rappresentazione delle intenzioni di voto, bensì come processo di ri-accasamento cultural-politico-identitario.
La tripolarizzazione asimmetrica (con due poli, centrodestra e centrosinistra l’un contro l’altro armati e il terzo polo, M5S, pronto ad approfittare delle debolezze di entrambi) sta subendo un ulteriore processo evolutivo: restano fermi i tre poli principali e si vanno accrescendo spazi collaterali, che predispongono a una penta-polarizzazione dell’arena politica.
Il primo fenomeno cui prestare attenzione è quello in corso nel campo di centrodestra. In quest’area siamo di fronte a un processo di sovvertimento dei driver di egemonia e rappresentazione culturale.
Storicamente liberista, alleato al Nord con il partito d’ispirazione secessionista-padano, questo campo politico era imperniato intorno alla vision liberista del mondo, della società e dello Stato.
Una vision che si è andata prosciugando, lasciando spazio all’insediarsi di una nuova egemonia politico-identitaria, fondata sull’assunto “prima gli italiani”.
Un’issue che è riuscita a coagulare intorno a sé sia le pulsioni federaliste e nordiste della Lega; sia le spinte sovraniste degli eredi di Alleanza Nazionale; sia la parte del ceto medio forzista deluso e ferito dal lassez faire e alla ricerca di nuove linee Maginot che gli consentano di non perdere lo status acquisito, di difendersi dai flussi migratori e dai morsi della crisi.

Spazio per moderati e sinistra intorno ai tre poli maggiori

L’evoluzione politica in corso non fa perno sulla vecchia Lega Nord, ma sulla nuova interpretazione del leghismo offerta da Salvini, che ha saputo ricomporre, sotto la bandiera popolare e la forte attrazione calamitica del “prima noi”, il nordismo territoriale, l’antieuropeismo e le posizioni estreme sui flussi immigratori.
Il ridisegno egemonico all’interno di quest’area (attualmente vale il 25,3%) sta mutando parzialmente anche il blocco sociale di riferimento: cala l’adesione del ceto medio benestante, cresce, invece, quella dei segmenti meno abbienti; si allontanano un po’ i Millennials, mentre si rafforza la quota degli anziani.
Il processo di rimodellamento del centrodestra, per come si sta delineando, apre nuove possibilità (pari a circa l’8,4%) al centrismo moderato di marca liberal-popolare, con uno spazio di manovra nell’interstizio politico tra il vecchio centrodestra e l’area democrat. Quest’offerta politica potrebbe captare, almeno in linea teorica, la quota minoritaria di elettori del ceto medio agiato o tranquillo e di Forza Italia (circa il 3,5%), marcati da sentimenti liberali e parzialmente europeisti.
Una pattuglia elettorale presente, in particolare, nel Nordest e nelle Isole, che non si sente più a casa propria nella nuova dimensione del centrodestra e che non vuole neanche transitare tout court verso i democrat (e tantomeno verso il neo populismo indignato pentastellato).
L’universo grillino, per parte sua, resta saldamente insediato intorno al 25%, con una capacità attrattiva rivolta all’area indignata della popolazione, che lo porta a superare soglia 28%. La dimensione valoriale che compone l’elettorato M5S è una vera e propria costellazione ossimorica, con un profilo che cede, da un lato, ai temi di matrice tipicamente populista (antieuropeismo, anti-euro, prima gli italiani, potere al popolo, protezionismo, simpatia per Trump) e, dall’altro lato, con pulsioni a chiara matrice progressista (aborto, eutanasia, droghe leggere, politiche sociali, regolamentazione del mercato, ambientalismo, necessità delle tasse).
Un mix che, alla lunga, rischia di far implodere il Movimento, anche se per il momento il mastice dell’indignazione resta più forte di qualsiasi pulsione disgregatrice. La costellazione grillina ha un insediamento maggiormente marcato nel Centro-Sud, nelle Isole, tra Millennials e generazione “X” (trenta-quarantenni).

Dall’ingovernabilità potenziale all’ingestibilità politica cronica

I recenti accadimenti in casa PD hanno rimesso in moto anche l’area di centrosinistra. È in corso un processo di ridisegno identitario, per ora caratterizzato dallo spolverio di piccoli gruppi e raggruppamenti, frutto delle tante e varie scissioni che si sono susseguite nel tempo. L’area puramente democrat, europeista e aperturista, è maggiormente insediata tra i baby boomers, nel Nord-ovest e nei ceti medi. Nel suo blocco sociale, pur presenti, troviamo sottodimensionati sia le classi meno abbienti, sia le persone che non giungono a fine mese, nonché i residenti nel triveneto.
In questo quadro politico penta-polarizzato, l’area democrat resta, di un’incollatura, maggioritaria nel Paese, ma è anche quella  che, in questo momento, si avverte come più spaesata, alla ricerca di una precisa definizione identitaria e di una cultura politica che non sia solo quella di essere l’erede ulivista.
L’area progressista, infine, appare di difficile ricomposizione in termini partitici, ma è accomunata da un afflato sociale e identitario abbastanza omogeneo. Si tratta di un agglomerato che, nonostante le proprie aspirazioni, riesce, per ora, a dialogare poco con i ceti meno abbienti della società e anche con quelli che hanno difficoltà a far quadrare i conti a fine mese (va male anche tra i trenta–quarantenni).
Una proposta politica che parla a un segmento elettorale adulto, quando non anziano, tendenzialmente tranquillo economicamente, sparso in modo omogeneo lungo lo Stivale, con una punta di maggior attenzione nel Sud e nelle Isole.
Questa è la situazione. La tripolarizzazione asimmetrica continua la sua corsa, vestendo i panni di una dimensione pentapolare: con tre aree equipollenti e due satelliti minoritari. Un quadro che porta con sé instabilità governativa e gestionale, complessità politica e balcanizzazione elettorale. In questo momento, stante gli attuali rapporti di forza (e trasferendo le aree analizzate su ipotesi di voto ai partiti), l’unica Grosse Koalition possibile è quella tra “Prima gli italiani” e i Cinquestelle.
L’alternativa, sul fronte opposto, è la riesumazione di una sorta di “grande Ulivo”, con progressisti, moderati e democrat, che consentirebbe (in linea teorica) di oltrepassare la soglia del 40%. In ogni caso, nessuno dei tre poli da solo, o alleandosi con i vari satelliti, può aspirare a diventare maggioranza del Paese.
Come disse una volta il 33° presidente degli Usa, Harry S. Truman: “Se non riesci a convincerli, confondili”…

 

SCENARI PENTAPOLARI

Le cinque aree politiche che si stanno consolidando

AREA DEMOCRAT

Il Pd rallenta la sua capacità attrattiva verso il centro

AREA INDIGNATI

I Cinquestelle pescano meno voti a sinistra

AREA "PRIMA GLI ITALIANI"

La nuova egemonia culturale insediata a centrodestra

AREA PROGRESSISTA

La difficile riunificazione di tutte le sinistre

AREA MODERATI

Gli spazi interstiziali tra i due poli storici