POLITICAPP | 7 aprile 2017

La lotta alle mafie

Le mafie da “cupolari” a sempre più liquide

La mafia è diventata liquida. I nuovi modelli gestionali delle organizzazioni criminali hanno perso la loro storica dimensione “cupolare” per assumere, in piena simmetria con le dinamiche contemporanee, una strutturazione fluida, affarista, federalista, in stile franchising. Un mutamento che non rende il fenomeno mafioso meno pericoloso, né meno tentacolare, bensì agevola la capacità d’infiltrazione nelle profondità opache e grigie della società, dell’economia e dei territori.
Nel corso degli ultimi dieci anni, con l’abbassarsi del clamore dello scontro militare tra le mafie e lo Stato, si è andato ridimensionando il livello di allarme verso le organizzazioni criminali, perdendo quella centralità d’agenda che aveva rivestito nel decennio a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Un calo d’attenzione che ha coinvolto una parte dell’opinione pubblica generalista, ma non ha intaccato la percezione del fenomeno per i residenti del Sud. Nonostante l’abbassamento di tensione registrato, il tema non è scomparso dall’orizzonte dei problemi avvertiti dagli italiani e, anzi, negli ultimi mesi, il livello di preoccupazione è tornato a salire.
Nelle viscere della società si è insediata la sensazione che, in questi anni, le organizzazioni criminali non si siano per nulla indebolite.
Anzi. A fronte della tendenza a mascherarsi maggiormente, a mostrare in modo meno manifesto e crudo il loro volto violento, è corrisposto un rafforzamento del loro potere d’insediamento territoriale, della loro forza economica, della loro capacità di influenzare e controllare nuovi settori sia dell’economia criminale, sia di quella sana. Il 46% degli italiani, infatti, ritiene che il potere delle diverse mafie sia aumentato negli ultimi anni, mentre solo il 5% delle persone giudica in diminuzione il fenomeno mafioso. A segnalare l’aumento di ruolo e potenza delle organizzazioni criminali sono, ovviamente, i cittadini del Sud (50%), ma anche quelli del Nord Ovest (50%), che hanno visto accrescersi le forme di presenza e insediamento territoriale, specie dell’Ndrangheta. La percezione dell’opinione pubblica è confermata dagli studi sul giro di affari delle organizzazioni criminali.

Criminalità organizzata: spaventa la capacità camaleontica

Si parla di oltre il 10% del Pil, con un bilancio economico che oltrepassa i 100 miliardi di euro. Il quadro di trasformazione e i vari dati che qua e là emergono sui media, inducono gli italiani a puntare il dito accusatorio sull’attenzione dedicata alla lotta contro le mafie e a denunciare una scarsa attenzione ai fenomeni in atto. Per oltre i due terzi dei cittadini, l’azione di contrasto dello Stato è insufficiente e scarsamente efficace. A lanciare l’allarme, ancora una volta, sono i residenti del Nordovest (che avvertono con forza l’insediarsi dei nuovi franchising mafiosi) e i cittadini del Sud, che non sono mai riusciti a liberarsi dal morso della criminalità organizzata.
A rendere più complesso e preoccupante il quadro è il moltiplicarsi della geografia criminale. Se un tempo bastavano le dita di una mano per contare i diversi macro-fenomeni (da Cosa Nostra alla Stidda in Sicilia, all’Ndrangheta in Calabria, passando per la Camorra in Campania e la Sacra Corona Unita in Puglia), oggi si devono considerare numerosi nuovi pervenuti: dalle mafie dell’Est europeo (russa, rumena, bulgara), a quelle dei Balcani (serba, albanese ecc.), senza dimenticare i fenomeni che importiamo dalla Cina (triadi, nuova mafia economica, gang), dall’Africa (mafia nigeriana, organizzazioni criminali eritree impegnate nei traffici di esseri umani) e senza sottovalutare la portata violenta e la pericolosità sociale delle bande peruviane ed equadoregne.
Il quadro criminale che si va disegnando nel nostro Paese non fa presagire nulla di buono: mette a rischio i livelli di convivenza e la qualità del tessuto civico e di imprenditoriale nazionale.
Gli aspetti che maggiormente colpiscono e spaventano i cittadini sono legati alla capacità camaleontica e adattiva che hanno dimostrato i vari fenomeni criminali in questi anni. Spaventa lo stile “aziendalista” assunto da alcune organizzazioni, la loro capacità di infiltrarsi nell’economia sana, nelle strategie d’infrastrutturazione e ammodernamento del Paese. Colpisce il diffondersi di atteggiamenti criminali nel quotidiano, che limitano la qualità della vita e la libertà di azione ed esistenza delle persone.

Contro le “tigri criminali” colpire i patrimoni

Crea ansia la connessione tra i grandi flussi migratori e la capacità delle organizzazioni criminali di trasformare la voglia di fuga e riscatto della povera gente in business.
I livelli di allarme per il proliferare degli interstizi criminali assumono, nelle diverse aree del Paese, colorazioni parzialmente differenti. Al Sud, l’intreccio avvertito con maggiore inquietudine è quello tra le organizzazioni mafiose e la politica. Al Nord, sia a Ovest sia a Est, a destare timore sono le connessioni tra le organizzazioni criminali e le imprese sane, ma anche l’accrescersi di fenomeni di gang e bande che mettono sotto scacco la qualità della vita quotidiana.
Il fenomeno mafioso, negli ultimi decenni, ha mutato i contorni della propria presenza nel Paese, inseguendo sempre di più il modello del network criminale, che punta all’acquisizione di nuove fette di potere (economico, politico, d’interdizione e controllo territoriale) e alla realizzazione di un fitto reticolo affaristico, capace di inquinare e penetrare i diversi gangli della società.
Un mutamento di strategie e capacità che richiede, sul fronte del contrasto, una metamorfosi degli strumenti d’intervento.
“Seguire i soldi”, diceva Giovanni Falcone. Oggi più di ieri quest’assioma appare vero.
Anzi, per ferire le nuove “tigri criminali” occorre accrescere sia i livelli di controllo dei territori, sia la capacità di colpire velocemente e in modo deciso e netto i patrimoni, i soldi, perseguendo una strategia sistemica d’indebolimento economico e patrimoniale delle organizzazioni criminali.
Le mafie non hanno mai dormito in questi anni. Hanno cambiato pelle e forme organizzative. La lotta contro le mafie è una guerra permanente e non bisogna consentire all’opinione pubblica di abbassare la guardia.
Bisogna, per dirla con le parole di Peppino Impastato, ribellarsi e continuare a lottare “prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”.

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Cresce il suo potere e la capacità di infiltrazione nella società

LUNGO LO STIVALE

Il peso delle mafie aumenta a Nord Ovest e a Sud

LOTTA ALLA MAFIA

Il contrasto poco efficace da parte dello Stato

CONTRASTO ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Al Sud la minore efficacia della lotta contro le mafie

GLI EFFETTI DELLA PRESENZA DELLE MAFIE

Inquinamento della politica e sviluppo della criminalità

LE MAFIE E LE LORO RICADUTE

Nelle Isole strozza le imprese, al Sud domina la politica